Le proposte del PCI per la stesura del Piano Integrato per il Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli


Piano integrato Parco Migliarino S. Rossore Massaciuccoli

Le proposte inviate dal PCI – Federazione di Lucca e della Versilia al Garante dell’informazione e della partecipazione per il  governo del territorio della Regione Toscana per la stesura del Piano Integrato per il Parto Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

OGGETTO: Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli – Proposte per la stesura Piano Integrato 

Gentile Avvocata,

il processo partecipativo intorno al quale si sta costruendo il Piano Integrato del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli rappresenta indubbiamente uno strumento che consente, ad una pluralità di voci, di garantire l’espressione più ampia dei sentimenti e delle visioni che si nutrono nei suoi confronti e per il suo destino.

Certo è che tutto questo non può non essere in armonia con le attuali normative, regionali, nazionali e comunitarie che ne tutelano e ne regolano l’esistenza; e d’altra parte non può non tener conto del sentimento di appartenenza intorno a questo bene, che non abbiamo dubbi sul definire “comune”, che negli anni si è andato  formando.

In questo contesto  come forza politica desideriamo esprimere il nostro punto di vista e sulla base di questo avanzare specifiche richieste.

Il modello di sviluppo economico attuale affonda le proprie radici in una cultura centenaria di rapina delle risorse naturali ed ambientali e non già di un loro corretto utilizzo. Ciò ha determinato in Italia, nel corso soprattutto degli anni del boom economico, effetti ambientali gravissimi in dispregio di territori, ecosistemi e delle stessa salute.

Al di là degli esempi di alcuni parchi Nazionali, istituiti negli anni 20 e 30 del secolo scorso, solo intorno alla fine degli anni 60 alcune forze illuminate e ancora capaci di influenzare le decisioni politiche, hanno saputo dare espressione ad un sentimento e ad una volontà per la salvaguardia del patrimonio naturale, favorendo così la nascita di parchi e riserve; processo difficile e avversato, ma che comunque produsse importanti risultati.

Le lacerazioni che gli inurbamenti massicci, e il contemporaneo abbandono di sempre crescenti aree naturali sotto l’effetto di una industrializzazione spietata, avevano determinato nel Bel Paese trovavano in queste “aree protette” una seppur minima mitigazione.

Nel 1979 la Regione Toscana istituiva il Parco di cui oggi siamo a parlare. Fin da allora si poteva comunque cogliere lo strappo del gesto e la  intrinseca fragilità di ciò che si andava prefigurando, in un contesto che nonostante le apparenze mostrava come predominanti fossero le forze che nel progetto vedevano già un limite allo sviluppo economico.          D’altra parte la mancanza di una reale volontà politica faceva sì che non si innestassero processi di maturazione culturale intorno a queste realtà, che rimanevano di fatto fortilizi destinati a costanti minacce.

Ma i tempi cambiano e così la politica, ed oggi assistiamo in generale, sebbene sembra esservi una pulsione popolare verso una “visione verde” del mondo, all’azione di forze politiche che sebbene diversamente schierate individuano, pur in forme e con sfumature diverse, nella redditività dei territori ovverosia nel profitto l’elemento principale della loro visione. Dunque i parchi, le aree protette e tutto quanto ostacoli questa visione sono di fatto un intralcio. Se così non fosse resterebbe incomprensibile la mortificazione sistematica del territorio e delle istanze ormai planetarie di un’economia rispettosa ed eco-solidale.

Riteniamo pertanto che il momento in cui si vanno a delineare nuovamente i criteri  con i quali definire e governare uesti territori sia un passaggio molto delicato, offrendo la possibilità che ciò che deve essere protetto mostri qui la propria vulnerabilità. Massima deve essere l’attenzione, massima deve essere l’amplificazione di quanto sta per accadere; il Processo Partecipativo dovrebbe andare in questa direzione.

La mobilitazione deve essere massima, l’attenzione alta; un momento che può  rappresentare una linea di demarcazione, un’occasione dove si possono vedere le reali intenzioni della politica.  E in questo scenario è impensabile immaginare che gli organismi propri di un Parco, in primis la sua Presidenza, possano da soli reggere l’urto di una volontà politica, seppur non esplicita, anche quando lo volessero. Per questo l’Ente Parco non può essere lasciato da solo. Il legislatore a livello governativo, parlamentare e la Regione Toscana sono chiamati a tutelare questo patrimonio anche modificando il quadro normativo esistente per renderne più forte ed incisiva la difesa.

A fronte di quanto brevemente detto, come forza politica, ci facciamo oggi interpreti dei sentimenti diffusi che di fatto non trovano  espressione tra le principali ed effettive forze politiche di governo, per rilanciare le istanze che videro la nascita della stagione dei parchi, e quindi riaffermare la necessità imprescindibile di promuove e sostenere uno sviluppo economico che risparmi non solo il territorio ma che non sacrifichi sull’altare dell’economia risorse che sono e che devono rimanere bene comune.

Arrivando dunque al nostro caso ci domandiamo come non possa essere palese il bisogno di tutelare ancor di più questo bene perché non solo costituisce un presidio di reale tutela del territorio, che presenta eccellenze uniche, ma che può e deve rappresentare uno strumento di integrazione tra ambiente e sviluppo culturale ed economico. Per questo la Regione deve assumere un ruolo preminente per garantire agli Organi di Gestione del Parco lo svolgimento di un ruolo attivo in sua difesa.

In questa visione quindi gli attuali confini del Parco non solo devono essere mantenuti fedeli al disegno originario ma al contrario devono essere espansi. In questo stesso contesto deve essere recuperata chiarezza, laddove ce ne fosse necessità, su ciò che  si intende per “aree interne” e “aree contigue” che, riteniamo, sia alla base di possibili proditorie letture e ancor peggio di pessime future scelte.

In una prospettiva del Parco come bene comune, non possiamo poi che auspicare che questo possa continuare a svolgere un ruolo naturale di ristoro per tutte le persone che qui possono praticare un consapevole riavvicinamento con la natura; ciò acquisisce poi un particolare significato per le fasce meno abbienti della popolazione. In questo contesto si inserisce a pieno titolo la fruizione delle spiagge, che laddove costituiscano il corpo di vere e proprie riserve naturali, quali la spiaggia della Lecciona, devono essere fruite nel rispetto delle loro prerogative. Più in generale riteniamo che il Parco dovrebbe esercitare la propria influenza sulle Amministrazioni locali affinché gli accessi a tutte le spiagge avvenisse in modo congruo e quindi fosse disincentivato l’uso delle automobili per raggiungere tali luoghi.

Riteniamo ancora che parte delle aree marine in prossimità dei centri urbani dovrebbe essere destinata a spiaggia libera con una gestione affidata alle stesse Amministrazioni locali, che dovrebbero esercitare un attento controllo perché ne venga fatto un uso consapevole e rispettoso.

Alla luce delle considerazioni fatte, formuliamo quindi la nostra proposta come segue:

a) consolidamento degli attuali confini del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli secondo l’assetto territoriale conferitogli al momento della sua istituzione e ai sensi del Regolamento del Parco (Delibera Consiglio Direttivo n.98 7 luglio 2008);

b) chiarimento del significato di “aree esterne” e di “aree interne”, riportandolo a quello primigenio secondo cui per le prime il legislatore, pur garantendone la disponibilità per le attività venatorie, intendeva aree de facto costitutive del Parco e pertanto protette e soggette ai vincoli del caso. In questo quadro le aree esterne dovrebbero essere riclassificate, in conformità all’art. 12 della L. 394/91, in aree b) riserve generali orientate o c) aree di protezione o d) aree di promozione economica e sociale in base alle caratteristiche degli ambienti naturali e alla funzione che svolgono oggi all’interno del Parco;

c) creazione, intorno agli attuali confini del Parco, di vere “aree contigue” di fatto oggi assenti, estendendole:

– a Nord del Lago di Massaciuccoli, al Lago di Porta, garantendo il mantenimento di ciò che rimane delle aree naturali della pianura della Versilia;

– a Sud e ad est alle aree della riserva della Biosfera delle Selve Costiere di Toscana;

d) sviluppo delle attività di fruizione culturale del Parco, in questo ambito chiedendo il ripristino del Centro Visite presso Villa Borbone;

e) laddove chiamato ad esprimere il proprio parere, nei confronti della realizzazione di opere infrastrutturali di elevato impatto ambientale, per il Parco deve essere di prioritaria importanza la tutela della Biodiversità, anche in considerazione del vitale ruolo che svolge nella mitigazione dei cambiamenti climatici. In particolare per quanto riguarda l’Asse di Penetrazione o Via del Mare a Sud dello Stadio dei Pini, il Parco deve rigettare tale opzione mantenendo ferme le posizioni e le valutazioni già espresse in passato e già contenute nel Piano Strutturale del Comune di Viareggio.

f) destinare la massima attenzione alla fruizione delle spiagge all’interno del Parco, dirimendo per quanto concerne la spiaggia della Lecciona il fraintendimento che questa non sia una spiaggia libera bensì una riserva naturale, sebbene, anche in questa veste, possa essere fruita con le stesse finalità ma nel rispetto dovuto ad un bene comune di tale valore, predisponendo regole per contingentarne e controllarne le presenze;

g) favorire, di concerto con le Amministrazioni locali interessate, la predisposizione di piani di mobilità pubblica per evitare l’accesso con mezzi privati alle spiagge e inoltre garantendo, contemporaneamente, accessi commisurati alle reali potenzialità del territorio capaci di contenere e assorbire la relativa pressione antropica;

h) per quanto concerne il tracciato della ciclopista Tirrenica, stante la necessità di preservare l’integrità delle aree interne, si chiede di privilegiare, sul territorio del Comune di Viareggio, il già esistente Viale dei Tigli. Lo stesso dicasi per quanto riguarda San Rossore; si chiede che la ciclovia Tirrenica non attraversi la Tenuta passando a monte, così come si chiede di evitare l’attraversamento del bosco tra Marina di Pisa e Tirrenia e quindi Tirrenia e Calambrone, preservando le dune. Si sottolinea che la ciclopista Tirrenica è a tutti gli effetti una infrastruttura di lunga percorrenza con caratteristiche incompatibili con la tutela di un’area naturale, in particolare riguardo al rumore, all’abbandono di rifiuti, al rischio d’incendio;

i) per ciò che riguarda il lago di Massaciuccoli e delle zone esterne è necessario uno sviluppo che metta a sistema le esigenze di carattere ambientale con quelle della compatibilità delle tradizioni delle popolazioni residenti, in una visione del lago, e più in generale del Parco, come volano di sviluppo economico legato alle attività eco-sostenibili. In particolare in questo ambito si chiede che:

  • nell’ottica di promuovere uno sviluppo delle attività di studio e di fruizione degli ambienti umidi lacustri, il Massaciuccoli diventi un laboratorio pilota per lo sviluppo tecnologico in chiave ambientale di navigazione con natanti che prevedano modalità di propulsione eco-compatibili;
  • nelle zone esterne al lago le attività agricole, oggi fonti di elevati carichi inquinanti e a forte consumo idrico, siano sostituite con colture non estensive, compatibili con la tutela ambientale. In questa stessa direzione si dovranno individuare e sottoscrivere con i Comuni protocolli specifici per le coltivazioni delle pianure e delle colline circostanti che preservino la biodiversità e la salubrità anche nelle zone limitrofe;
  • sia garantita, attraverso nuovi strumenti legislativi, la possibilità da parte dei proprietari per il recupero e il restauro delle “bilance” e dei relativi annessi, oggi immagine di degrado e fonti di ulteriore inquinamento;
  • di attuare infine misure per prevenire il progressivo processo di interramento in atto che potrebbe portare in pochi decenni ad una morte certa dello specchio acqueo. In quest’ottica nemmeno il progetto del così detto “tubone”, oggi ridimensionato nella portata, sembra essere in grado di arginare il problema. Si chiede quindi di valutare l’ipotesi di un escavo,  accompagnato da corrette misurazioni batimetriche,  che potrebbe  aumentare la capacità dell’invaso e quindi la massa idrica del lago, affiancandolo ad eventuali interventi per  mitigare gli effetti dell’attività di pompaggio del Consorzio di Bonifica, che favorisce l’apporto di terra prima nei canali delle “acque alte” e, a caduta, nel lago stesso.

Certi che quanto indicato possa concorrere alla definizione delle nuove regole per le future politiche di governo del Parco, ringraziamo per l’attenzione e rimanendo disponibili per eventuali  chiarimenti porgiamo cordiali saluti

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